Signora Morte

Si.
Lei aveva quegli enormi e lucidi occhi pervinca.
Taciturna, esasperatamente taciturna.
Ogni tratto del volto diafano esprimeva riservatezza e discrezione.
Sapeva incantare, almeno tanto quanto inquietare.
Chiunque ne incrociasse lo sguardo non poteva che restarne ammaliato.
Fascino e carisma, racchiusi nell'istantanea di un solo attimo.
Un attimo indimenticabile. Eterno.

No.
Lei non era una persona facile.
Lei non era per tutti.
Impossibile carpirne anche il solo minimo pensiero.
Impossibile esplorare la miriade di sfumature che aleggiavano su quel volto così misterioso.
Tormento. Ecco quello che sapeva suscitare.
Non era possibile assecondarla, non era possibile compiacerla.
Non era possibile ferirla.

Eppure soffriva.
E mordeva.
C'era accanimento e smania di distruzione in quel brillio dello sguardo.
Una battaglia, quella che combatteva ogni giorno con sè stessa.
Fuoco vestito di quiete.
Quiete imperscrutabile.

Ma quanto amava invece penetrare spietatamente l'animo altrui.
Armata solo di pervinca ed incanto, affondava nelle fragilità del prossimo e colpiva.
Colpiva e non veniva colpita.
Colpiva con sommo compiacimento.
Il compiacimento di chi, fragile ed instabile, detesta il languore.
Il compiacimento di chi non può concedersi il lusso di guardare quel che sta all'interno del guscio.
Il compiacimento di chi ha paura.

Di chi, diffondendo terrore, dimentica il proprio.

Lei era Signora Morte, vestita di pervinca.